Pietro Scaglione, la prima vittima

Trama Episodio

Il 5 maggio 1971, il Procuratore della Repubblica di Palermo, Pietro Scaglione e l'autista Antonio Lo Russo percorrono in auto via dei Cipressi quando vengono affiancati da una Fiat 850 dalla quale alcuni killer esplodono due raffiche di mitra. Scaglìone e Lo Russo muoiono sul colpo. Il magistrato come ogni mattina, anche quel tragico 5 maggio del 1971, si era recato al cimitero di Palermo per far visita alla tomba della moglie Concetta scomparsa da qualche anno. Quelli erano gli ultimi giorni di vita siciliana per Scaglione, che era già stato destinato a ricoprire le funzioni di Procuratore Generale a Lecce. La storia del Procuratore Scaglione viene raccontata da 'Pietro Scaglione, la prima vittima', di Giovanna Massimetti, per il ciclo 'Diario Civile', con un'introduzione del Procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti. Quello di Scaglione fu il primo delitto di un uomo delle istituzioni da parte di Cosa Nostra, il primo magistrato ad essere assassinato. Nell'editoriale del Corriere della Sera pubblicato all'indomani dell'omicidio, Alberto Sensini scrive: 'Il caso Scaglione segna un confine che non può essere oltrepassato, un punto di non ritorno'. La sorella del magistrato, Rosa, quando esce dall'obitorio urla: 'Hanno ucciso il Procuratore. In questo momento ridono perché non li prenderanno mai'. Scaglione era un magistrato di lungo corso, che si era occupato della strage di Portella della Ginestra e delle malefatte del bandito Giuliano, del processo per l'uccisione del sindacalista Salvatore Carnevale e della strage di Ciaculli. Nel 1962, era diventato capo della Procura di Palermo. Conosceva Palermo e il mondo della mafia, intuendo anche le trame più oscure della crescita di Cosa Nostra, della quale invece ancora si ignorava la struttura organizzativa e la composizione delle famiglie. Erano anni in cui la giustizia aveva in qualche modo le mani legate, perché la legislazione contro la criminalità organizzata non era ancora adeguata, tanto che i processi di Bari e Catanzaro, nel 1969, si conclusero con numerose assoluzioni per insufficienza di prove. In tanti negli anni successivi hanno riconosciuto al Procuratore Scaglione meriti e onori, riconoscendo la sua figura di magistrato integerrimo, e di prima vittima istituzionale della mafia. Giovanni Falcone scrisse che l'uccisione del procuratore Scaglione ebbe sicuramente 'lo scopo di dimostrare a tutti che Cosa nostra non soltanto non era stata intimidita dalla repressione giudiziaria, ma che era sempre pronta a colpire chiunque ostacolasse il suo cammino'.