

- Genere: Storia
- Regista:
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Non in programmazione
Trama
La definitiva e insanabile rottura tra sinistra ufficiale e collettivi autonomi studenteschi. E' l'inizio di un movimento nuovo, di studenti, lavoratori precari, giovani disoccupati, che di quell'anno prenderà il nome: Movimento del Settantasette. Quarant'anni dopo la contestazione al segretario Cgil Luciano Lama alla Sapienza di Roma, Rai Cultura racconta quel giorno, ora per ora, nel documentario di Giovanna Massimetti e la regia di Agostino Pozzi "17 febbraio 1977, un giorno lungo un anno", con un'introduzione del Procuratore Nazionale Antimafia Franco Roberti. Il palco è il piazzale della Minerva, gli attori sono alcuni dei protagonisti di allora: Aladino Lombardi, del servizio d'ordine della Cgil, Vincenzo Miliucci, dei collettivi autonomi di via dei Voisci, Tano D'Amico, il fotografo del Movimento, Carlo Salezzari, l'operatore del Tg1 che filmò gli scontri. Alberto Asor Rosa, docente e responsabile nel 1977 della sezione universitaria del Pci, Achille Occhetto, che rifiutò l'invito del Partito di andare a parlare all'università, Pablo Echaurren, artista e indiano metropolitano, raccontano la preparazione, il clima e il significato di quella giornata, che preannuncia e condensa il senso di un intero anno: il 1977. Quel giorno, la mattina del 17 febbraio, nell'università di Roma da due settimane occupata dagli studenti, si prepara il comizio del segretario generale della Cgil Luciano Lama. Obiettivo dell'iniziativa, decisa insieme al Partito comunista, è quello di ricondurre la Sapienza alla sua normale attività, affermando, attraverso l'autorevolezza del capo del sindacato, l'egemonia delle forze operaie organizzate su quelle antagoniste. Il servizio d'ordine della Cgil fa cordone attorno al palco: sul lato opposto gli studenti inalberano un fantoccio che rappresenta il capo del maggior sindacato italiano, circondato da palloncini e scritte irridenti. Il clima, già teso, si surriscalda quando Lama sale sul palco e tiene il comizio tra i fischi e i cori degli indiani metropolitani, l'ala creativa e immaginifica del movimento. "Lama non l'ama nessuno", "I Lama stanno in Tibet", sono gli slogan. Lo spruzzo di un estintore brandito contro i militanti dei collettivi, sembra dare il segnale d'inizio della battaglia. Una rissa furibonda si scatena tra gli studenti dei collettivi autonomi e il servizio d'ordine del sindacato e del Pci. Appena concluso il suo discorso, Lama, protetto dai suoi uomini, trova una via di fuga da un'uscita laterale della città universitaria. Il camioncino dove è eretto il palco viene preso d'assalto e distrutto.