Mi manda Picone

  • Genere: Commedia
  • Titolo originale: Mi manda Picone
  • Uscita: 1983
  • Nazionalità: Italia
  • Durata: 117'
  • Regista: Nanni Loy
  • Cast: Carlo Croccolo, Vittorio De Bisogno, Ciro Discolo, Nicola Di Pinto, Giulio Farnese, Carmine Faraco, Giancarlo Giannini, Leo Gullotta, Aldo Giuffré, Marzio Onorato, Armando Marra, Lina Sastri, Nino Prester, Lunetta Savino, Gerardo Scala, Clelia Rondinella, Fiorenzo Serra, Carlo Taranto, Massimo Ziti, Aldo Giuffrè

Non in programmazione

Trama

Nella sala del consiglio comunale di Napoli, un operaio in tuta dell'Italsider, dichiarandosi minacciato di licenziamento, si dà fuoco. Un'ambulanza se lo porta via, ma nessun ospedale, né clinica né obitorio riceve il cadavere. La moglie dello scomparso, Luciella Picone si affida ad un piccolo debitore del defunto, che "tiene un posto" appunto all'obitorio, il buon Salvatore, uomo dei piccoli espedienti e genio della sopravvivenza. Ma il cadavere non c'è; né altro che sia adeguato, per ustioni e credibilità, Salvatore riesce a trovare. Egli comincia anzi a dubitare che Picone sia addirittura esistito quando la direzione del personale dell'Italsider gli comunica che nessuna liquidazione può spettare a Luciella per un dipendente che non risulta sul libro paga. Picone un metalmeccanico di Bagnoli? e perché no una onesta "tuta di copertura" per un attivo boss della camorra, certo di mezza tacca, implicato nei mille rivoli malavitosi e fatto destramente sparire, dopo la sceneggiata al Maschio Angioino? Salvatore prende una grossa agenda dello scomparso e, compulsando nomi e telefoni, comincia a contattare mezza città, dicendo soltanto che "lo manda Picone". Nelle mani dell'esterefatto navigatore del piccolo cabotaggio delle mille lire quotidiane, cominciano subito a piovere le cento, le cinquecento mila lire: tangenti di ogni entità, relative a rackets di ogni più illecita natura. Salvatore fa presto ad adeguarsi: si fa grintoso, si presenta, esige e incassa. Egli si installa, inoltre, nella troppo bella casa del fantomatico Picone, tallonato dalla più che appetitosa moglie (che ne reclama o il cadavere, o la dichiarazione di morte presunta) e ben accetto agli affettuosi due figli. E comincia così per lui sostanzialmente onesto, una perigliosa discesa nei gironi della malavita e del vizio organizzato, i cui sbarramenti misteriosamente cedono, sol che Salvatore pronunci le magiche parole. Una prostituta gli dà, infine, un indirizzo di Marechiaro: un recapito dove pare che a volte si recasse il molto improbabile meccanico. Salvatore trova una grotta, viene pilotato in gommone nelle fogne, riceve una partita di droga (per lui c'è un milione, che egli però sdegnosamente rifiuta); riemerge all'aperto (vedi caso, in uno spiazzo dell'Italsider) e torna alla casa di Luciella, giusto in tempo per assistere al decoroso funerale che la donna ha voluto comunque fare, tra lavoratori in tuta e lamentazioni condominiali. Ma a questo punto Salvatore crolla, anche perché nella sua discesa sotto Posillipo gli hanno dato una tuta piconiana e lui scopre che essa è di amianto. Picone dunque non arse, Picone fu fatto fuggire per essere poi eliminato da gente più importante... Ma un Picone è in conclusione, mai esistito veramente? Un'ambulanza si porta via il frastornato Salvatore, ma questa volta Luciella, correndo come una pazza, riesce a farsi imbarcare anche lei. Uno spiraglio di speranza? una ricompensa ai rispettivi e sin qui contenuti ardori? Tutto è possibile, in un quadro di "napoletanità", in cui il sembrare ha la meglio sull'essere, ed arte somma, necessaria ed indiscussa pare il sopravvivere più che il vivere: sempre, si capisce, volendosi bene.

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